I buoni risultati di "mister" Conte con una squadra da retrocessione

Deve essere dura – poveretti – ogni sera inventarsi qualcosa per dire male, a prescindere, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del suo governo. Mi riferisco a quei giornalisti che, facendo scempio di tutte le regole deontologiche, ignorano o travisano i fatti per dare addosso, comunque, all’esecutivo. Se non fossero cose serie sarebbe uno spasso leggere quello che scrivono ogni giorno.  Quando non trovano altro modo lo chiamano Giuseppi pensando di insultarlo, ma è stato, come si sa, un errore banale commesso da Donald Trump, presidente degli Stati Uniti. Pur non avendo alcuna particolare simpatia per Conte, penso, però, che finora non è stato bravo, ma bravissimo. Prima di tutto, bisogna ammettere che si trova come un allenatore con una squadra modesta, calcisticamente, da retrocessione. Che i suoi ministri più che i gol siano molto più bravi a fare l’autogol, lo dimostrano, con straordinaria abilità, tutti i giorni. Vorrei vedere altri, al posto di Conte, dover governare, e salvarsi, con in squadra Teresa Bellanova, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Lucia Azzolina ministro all’Istruzione. E mi fermo solo a questi tre, ma zavorra intorno a lui c’è ne davvero tanta. Questo non vuol dire che il presidente del Consiglio non abbia commesso errori o che sia un fenomeno.  Vuol dire che, tutto sommato, vedendo quello che sta accadendo in tutto il mondo, ha saputo gestire bene l’emergenza provocata dal Covid-19. E ora ha saputo trattare, con sorprendente abilità, a Bruxelles, per ottenere, per il Recovery Fund, 209 miliardi di euro, di cui 80 a fondo perduto ed il resto di prestiti che saranno restituiti partendo dal 2027. Mi pare che ci sia da essere più che soddisfatti. Certo, questi fondi devono essere utilizzati con “piani di ripresa e resilienza specificando il programma di riforme e di investimenti per il 2021-2023”, con la vigilanza europea. Significa che i piani di riforma e investimento, come la loro esecuzione, saranno fatti per tappe, che permettono di ricevere i finanziamenti solo dopo essere stati controllati dalla Commissione. La quale chiederà conferma a un comitato formato dai vertici del Tesoro dei 27 governi che, se insoddisfatti delle misure e dei programmi, possono bloccare i versamenti del Recovery Plan con il semplice voto contrario di 13 su 27 Paesi (purché questi rappresentino almeno il 35% della popolazione europea). Qualcuno vede insidie e rischi nei tempi e nella vigilanza. Io, invece, conoscendo il nostro modo di fare, soprattutto in queste cose, penso che sia non solo utile anche un bene che ci sia qualcuno che ci tenga il fiato sul collo su come bisogna operare per spendere al meglio tutte queste risorse e consentire al Paese di uscire dalla crisi. Se l'Ue fa un passo nella storia, l'Italia ne fa due verso la Rinascita.         

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