Dopo gli errori in Umbria e Calabria,i 5 Stelle da soli alle Regionali, per perdere ancora
Non si è mai visto un
partito (o un movimento, cambia poco) che fa di tutto, con incredibile pervicacia,
per perdere. L’impresa sta per riuscire ai 5 Stelle, prima guidati da Luigi Di
Maio, adesso da Vito Crimi. Il primo errore, subito dopo aver fatto il governo Conte
2, con il Pd, Leu e Iv, è stato l’accordo con il Pd in Umbria, per le regionali,
in ottobre dello scorso anno. Il Pd era
ai minimi storici perché c’erano stati i nove anni disastrosi di Catiuscia
Marini (Pd) che ha guidato la peggiore giunta che abbia mai avuto l’Umbria. A
questo disastro politico c’era da aggiungere anche lo scandalo per i concorsi
truccati nella sanità, con clamorosi arresti e decine di indagati tra cui la stessa
Marini (tra i vari reati anche l’associazione per delinquere, l’ipotesi dei Pm)
che è stata costretta, proprio dal segretario Pd Zingaretti, a dimettersi. Era macroscopicamente
evidente, anche ad un neofita come Di Maio, che l’alleanza con il Pd non andava
fatta, perché era destinata a fallire. E così è stato: sconfitta pesantissima e porte spalancate a Donatella
Tesei, del centrodestra. Il giorno successivo, Di Maio, invece di riflettere
sul clamoroso errore commesso, annuncia: “Mai più alleanze con il Pd nelle
Regioni”. E poi: “L’alleanza con il Pd in Calabria sarebbe una seconda Umbria.
Il Pd esce da un’indagine per corruzione in quella regione. Se proprio dobbiamo
presentarci facciamolo evitando di farci del male”. Un concentrato di errori
sembrava impossibile poterlo concepire in così poche parole. Perché, al di là
delle inchieste, peraltro molto diverse, la situazione in Calabria non aveva
nulla per paragonarla all’Umbria. La novità più interessante era il candidato:
l’imprenditore del tonno, Pippo Callipo, che con una sua lista “Io resto in
Calabria” poteva essere un punto di partenza, sul quale, peraltro, aveva subito
puntato anche Zingaretti. Ma Di Maio, non ha sentito ragioni: da soli, sì, decisi
e compatti verso un’altra Caporetto. Dai 406.895 voti (43,39%) delle politiche
del marzo 2018, ai 48.84 del gennaio 2020, 6,27 %, zero seggi. Un crollo così
vistoso, e in così poco tempo, sta a dimostrare che gli elettori dei 5 Stelle, vista
l’inutilità del voto al candidato Francesco Aiello, hanno fatto scelte diverse.
Ha così stravinto Jole Santelli, centrodestra e liste civiche. Le conseguenze
sono state disastrose perché qualche giorno fa Pippo Callipo, che comunque
aveva raccolto quasi 250 mila voti, ha rinunciato al mandato e si è dimesso.
Una delusione per tutti e un gesto politico grave e incomprensibile. E i 5
Stelle, in queste dimissioni, hanno le loro responsabilità, ma non sono ancora
soddisfatti delle sconfitte e, dunque, pensano di andare da soli, e perdere di
sicuro, anche nelle Regioni in cui si vota il 20 e 21 settembre prossimi:
Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Con la bandiera dell’ideologia
verso un’eutanasia triste, certa e scontata.
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