La paranoia della politica: gli iscritti del Pd contestano la segretaria fatta eleggere dagli altri
Strillano i giornali: “Tensione
nel Pd, accuse a Schlein”, “La partita dura di Elly”, “Elly in crisi di nervi,
il Pd la scarica già”. Il riferimento,
ovviamente, e alle critiche mosse alla segretaria del Pd, Elly Schlein per i
risultati negativi del Pd nelle ultime elezioni amministrative. Elly Schlein è
stata eletta, al soglio di via del Nazareno, da appena tre mesi, e, come si
ricorderà, con la maggioranza delle preferenze ottenuta nelle primarie,
diciamo, aperte, rispetto al suo rivale, Stefano Bonaccini, che, invece, era
stato scelto dalla maggioranza degli iscritti al partito. Non so se fare le primarie, invitando tutti a
votare, a prescindere che siano o meno iscritti al partito, sia una forma,
diciamo allargata, di democrazia; a me, francamente, sembra una cosa a pera, al
limite del demenziale. È vero, non è stata la prima volta, ma ciò non toglie
che è come se il sindaco di un comune lo eleggessero i cittadini degli altri comuni;
o l’allenatore del Milan lo scegliessero i tifosi dell’Inter. Ed era così tanto
a pera questa elezione che la stessa segretaria ha avuto, da subito, grossi problemi
già nel formare la segreteria, in un partito in cui non ha la maggioranza. Era
ovvio che accadesse. Le menti pensanti (si fa per dire) del Pd hanno una spiccata,
straordinaria capacità di mettersi nei guai e far di tutto per perdere. E così la
Schlein è stata costretta a temporeggiato su tutto, nel tentativo di evitare
contrasti interni e non acuire un disagio, soltanto a tratti, sopito e
mascherato. Come quello ammesso da Carlo Cottarelli che, per non rimanere
all’interno del Pd di Elly Schlein, si è dimesso dal partito e dal Senato. La
paura di decidere l’ha fatta diventare una malinconica suor tentenna. E, con
quel poco che ha detto, e quel pochissimo che ha fatto, ha scontentato e
sollevato l’ira di molti. Come la proposta di una patrimoniale, solita idea, né
nuova né originale, cosa che irrita e fa perdere voti per la semplice ragione
che la pressione fiscale è insopportabile per tutti, anche per quelli della
sinistra. Con queste premesse pensare ad un successo elettorale alle
amministrative era un’ipotesi alquanto remota, ma era proprio quello che
aspettavano tutti coloro che non la volevano e continuano a non volerla. Lei a
chi già chiede le sue dimissioni replica dicendo “state comodi sono qui per
restare”. Ma il fatto è che a non stare comoda è proprio lei. Ora si
ripeteranno i soliti riti: riunioni e incontri, più o meno ravvicinati, ma più
che per le elezioni credo che qualcuno dei notabili, che strilla e protesta, cerchi
di approfittare del momento di difficoltà della Schlein per imporre qualche
nome nelle liste per le europee del prossimo anno, cui molti guardano con la
bramosia di sempre. I vecchi volponi, d’altronde, non perdono mai il vizio, e
non intendono perdere mai, se sono politici, nemmeno il potere.
Fortunato
Vinci - www.lidealiberale.com
-
Agenzia Stampa Italia
Caro Fortunato condivido in pieno le tue osservazioni.
RispondiEliminaCaro direttore, c’e’ ovviamente qualcosa che ci sfugge della Schlein, se Paolo Mieli, il piu’ titolato ed equilibrato giornalista italiano, si e' recentemente spinto a dire (dopo il flop del PD alle recenti amministrative!) che se la Schlein non verra’ disarcionata porterà il Pd oltre il 25%.
RispondiEliminaFF