Il tarlo dell'incapacità politica ha divorato i 5 Stelle e messo in difficoltà il governo e il Paese

 

L’analfabetismo politico dei 5 Stelle di cui parlavo qualche giorno fa dopo la scissione con Luigi Di Maio, è stato, ieri, ancora una volta, la causa di una decisione e di una scelta che hanno accentuato la parabola    autodistruttiva di quel che fu il Movimento. Uscire dall’aula, al Senato, per non votare la fiducia posta sul decreto “aiuti”, ha indotto il presidente del consiglio dei Ministri, Mario Draghi a dare le dimissioni e creare la crisi di governo. Dimissioni che, come si sa, sono state respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella rinviando Draghi, e il suo governo, alle Camere, mercoledì, per il voto di fiducia, dal quale dipenderà la opportunità di sciogliere il parlamento e porre fine alla legislatura. Perché è stato un errore quello dei 5 Stelle? Perché non avendo quella cultura necessaria per governare, tutte le loro mosse, sempre, sia quelle giuste (che pure ci sono state) che quelle sbagliate sono state pesantemente condizionate dall’ ideologia. Che è la cosa peggiore quando si ha la responsabilità politica di guidare un Paese. Quando si assumono decisione importanti non possono essere lasciate senza verificare, nel tempo, gli effetti che hanno provocato. Due leggi, fiori all’occhiello dei 5 stelle, come il reddito di cittadinanza ed i bonus 110%, positivi per tanti aspetti, devono essere valutati sulle conseguenze che hanno provocato e adeguarle, con buon senso e responsabilità, senza assurde impuntature, ostinate e incomprensibili. In ballo, peraltro, e non si tratta di dettagli, ci sono decine di miliardi di euro. Dire no, per principio, al termovalorizzatore da fare a Roma, è inconcepibile. Opporsi è, naturalmente, del tutto legittimo, ma se si è però in grado di trovare una soluzione alternativa per i rifiuti della capitale d’Italia, che non si sa come e dove smaltirli. È un problema enorme (e non solo per Roma) che ha messo in grossa difficoltà prima il sindaco dei 5 Stelle, Virginia Raggi, che probabilmente proprio per questo non è stata rieletta, e, ora, il suo successore Roberto Gualtieri (Pd) che adesso, disperato, chiede, a gran voce, il termovalorizzatore. Governare significa, molto più semplicemente, essere in grado di offrire servizi adeguati per risolvere i problemi dei cittadini. I 5 Stelle lo capiranno, forse, quando sarà troppo tardi. Come il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, contiano di ferro, che non ha capito che, uscendo dall’aula, non ha votato la fiducia a quell’esecutivo di cui fa parte. Forse era ancora concentrato a quello che ha pensato, e detto, in un convegno sul tabacco qualche ora prima “filiera tabacchicola ha visione, innovazione ed etica, è modello da replicare”. Delirante.  Ora, intanto, crolla la Borsa (seppure con un modesto recupero di oggi) e i cittadini vedono davanti solo un tunnel, dal quale non si sa quando e come si uscirà. Mario Draghi, credo che abbia già dato tutto, in pazienza e capacità. Io, in verità, avevo previsto l’addio di Draghi, e l’ho pure scritto, subito dopo la mancata elezione al Quirinale, proprio per evitare quelle risse, facile da immaginare, che si sono puntualmente verificate. Tra qualche giorno, dopo la fiducia delle Camere, a palazzo Chigi, probabilmente, a guidare un nuovo esecutivo potrebbe andare Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, con un nuovo governo per andare a votare in autunno. Nella massima incertezza, da qualsiasi punto di vista.   

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

Commenti

  1. La cronica incapacità politica dei 5 stelle non sorprende affatto; era già compresa nel dna di un movimento unicamente protestatario e per nulla propositivo. È davvero incredibile il credito che tale movimento conquistò nelle politiche del 2018, con solo un atteggiamento de vaffa. L’errore è stato compiuto nell’aver dato fiducia a scatola chiusa non ad un programma ma solo ad una facile protesta.

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