La Reggina ai tifosi, ipotesi di public company

 

Dopo le sciagurate stagioni degli innominati (per non rovinare la giornata) è arrivato il momento che la Reggina vada ai tifosi, che, attraverso un azionariato popolare (public company) e una nuova società, diventerebbero proprietari del club amaranto. Sì, è giusto sperare che il Consiglio di Stato, il 29 agosto, cambi la decisione del Tar, che, come è noto, ha respinto il ricorso perché ritenuto “improcedibile”, ma è altresì ragionevole, nel contempo, prepararsi al peggio. Anche se sarà interessante capire, dalle motivazioni, come sia stato possibile che i termini “perentori” valgano per la Reggina e non per il Lecco. Però, visto il contesto (mai visto che 18 società si schierino, non si è capito perché, e a quale titolo, per difendere una società che non ha rispettato i termini stabiliti dalle norme federali) è bene anche prepararsi al peggio; il che significa costituire subito una nuova società per ripartire dai dilettanti, possibilmente dal campionato di serie D. Il sindaco, o chi per lui, a cui, molto probabilmente, il presidente Marcello Cardona ed il patron Felice Saladini, consegneranno la società in caso di esito negativo al Consiglio di Stato, dovrà attivarsi per dar vita ad un nuovo soggetto che consenta alla Reggina, come società sportiva e come squadra, di continuare a vivere, come è giusto che sia per la tradizione e la passione di migliaia di tifosi. Un’ipotesi di azionariato diffuso, tra le tante possibili, può essere quella di un capitale iniziale di 2.000.000 di euro, raccolti da 4.000 soci disposti ad investire 500 euro ciascuno. Se a questo capitale si aggiungono gli apporti degli sponsor reggini ci sono le condizioni per affrontare un campionato dilettantistico con buone possibilità di vincerlo e arrivare, nel prossimo anno, in serie C. I soci avrebbero, in cambio di questo minimo investimento, il diritto ad un posto in tribuna per il  prossimo campionato e la possibilità, nel caso di valorizzazione (plusvalenza) di  qualche giovane o la promozione in serie C o, meglio ancora, entrambe le cose, una rivalutazione dell’investimento. Insomma pochi rischi e tanti, possibili vantaggi.  La principale difficoltà per la realizzazione di questo progetto, che per ovvie ragioni di spazio è stato sommariamente sintetizzato, sono i tempi assai ristretti a disposizione. Bisognerebbe cominciare subito senza aspettare il 29 agosto la sentenza del Consiglio di Stato, perché l’avvio della serie D è previsto per il 3 settembre.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com fortunatopantaleonevinci@virgilio.it

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