La Calabria, con tanti guai, è nella Società stretto di Messina
La notizia non è di
questi giorni, è di quando, qualche mese fa, Matteo Salvini, con tutto il
governo Meloni, ha pensato che fosse giunto il momento di far risorgere a nuova
vita la Società stretto di Messina che da dieci anni (!) era in liquidazione.
Pensando anche - una decisione delle ultime ore - di dare ai manager super
stipendi, scatenando un’ondata di comprensibili proteste. E così, per fare il ponte sullo Stretto, c’è
insieme con altri soci (Ministero dell’economia e delle finanze, Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, (Rfi) Rete ferroviaria italiana, Anas,
Regione Sicilia) anche la Calabria. Detta così può sembrare tutto normale, anzi
quasi un’idea geniale di Roberto Occhiuto, presidente della Regione. Poi però,
frequentando la Calabria, ci si accorge che le strade sono dissestate e quando
ci sono le buche invece di aggiustarle mettono, e nemmeno sempre, un cartello
”buche 10 Km” o quello più generico “strada dissestata”; che il mare spesso è
sporco per mancanza dei depuratori; che la sanità, nonostante qualche centro
d’eccellenza, è tendente al penoso, e che nelle classifiche, che ogni anno
vengono stilate sui sevizi offerti ai calabresi, è sempre negli ultimi
posti, con il poco invidiabile record
mondiale della provincia di Vibo Valentia, quasi sempre ultima. Tenere in
queste condizioni una Regione con un paesaggio straordinario, fatto di mare e
di monti di rara bellezza, dovrebbe indurre i tanti amministratori colpevoli non
dico a dare le dimissioni per manifesta incapacità, come sarebbe doveroso, ma
almeno indurli a fare qualche riflessione. Meditando sulle priorità. E, ammesso
che sia indispensabile, cosa di cui ho qualche dubbio, il ponte sullo stretto
di Messina, nelle priorità, è all’ultimo posto; prima ci sono da fare tutte le
altre cose molto più importanti e necessarie.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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