Canone Rai, altra scandalosa truffa dello Stato
Non c’è solo il “pizzo di
Stato”, la voce (e il pensiero) dal sen fuggita alla presidente del Consiglio
Giorgia Meloni, qualche giorno fa a Catania, con riferimento ai pesanti tributi
(non tasse, come è stato detto in maniera sbagliata) fatti pagare in maniera
eccessiva ai piccoli commercianti. Ci sono pure le truffe di Stato. Una di
queste va sotto il nome di canone Rai. Da un po’ di tempo inserito e fatto
pagare - frutto della geniale idea di Matteo Renzi - nella bolletta
dell’energia elettrica. È come se uno va in un negozio a comprare il pane e
deve pure prendere, e pagare, il formaggio. Non è solo una cosa apparentemente bizzarra
è anche illegittima. Si tratta chiaramente di “oneri impropri”, così, a fine
2021, lo aveva considerato la Commissione Europea. E l’Italia, anche
nell’ambito delle condizioni necessarie per l’ottenimento dei fondi previsti
dal programma Next Generation Eu, si era impegnata, insieme con il solito,
immancabile condottiero Matteo Salvini, ad eliminarlo dalla bolletta elettrica
entro il 2023. Pure per evitare l’ennesima procedura d’infrazione. Ma non sarà così,
perché hanno fatto sapere dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che “l’Agcom
(Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni) non ha rilevato alcuna criticità
in merito al pagamento del canone Rai dal punto di vista della concorrenza del
mercato dell’energia”. L’Agenzia ha guardato la questione dal “suo” punto
vista, quello sbagliato, perché la concorrenza del mercato dell’energia non
c’entra proprio niente. Le criticità sono altre. La prima è se sia concepibile
e compatibile che uno Stato, sull’orlo del fallimento per un debito monstre,
mantenga, con la scusa del “servizio pubblico” un carrozzone, chiamato
Rai, in cui ci sguazzano, in maniera
indecente, politici e sodali, formato da un esercito di ben 12.700 dipendenti,
con uno stipendio, in media, di 80 mila euro pro-capite, con 2058 giornalisti e
300 (trecento!) dirigenti, e con un “impatto occupazionale“ di 26.094, ciò vuol
dire che le risorse esterne, che significano smisurato clientelismo, superano quelle interne, così che nonostante
i miliardi di incassi, compresa la pubblicità, ossessiva e intollerabile, la
Rai ha accumulato un debito di 691 milioni, mentre le televisioni private guadagnano
centinaia di milioni di euro l’anno. Ma c’è qualcosa di ancora più grave,
addirittura intollerabile, che meriterebbe un minimo di attenzione anche da
parte del Quirinale. Il canone Rai, fatto
pagare come si è visto sopra con modalità quasi estorsive, è da sempre
giustificato dal fatto che la Rai svolge un “servizio pubblico”. Il vecchietto
con più di 75 anni, e con poco più di 680 euro di reddito al mese, che con gli
ultimi aumenti non sa come sbarcare il lunario, è costretto a rinunciare anche
a beni di prima necessità per pagare, sulla bolletta dell’energia elettrica, il
canone per il “sevizio pubblico”. E, invece, non è così. Lo Stato fa come
quelli, che con il banchetto, nei rioni di Napoli, fanno il gioco delle tre
carte. Ti dicono che servono per la Rai e per il servizio pubblico, ma i 110
milioni incassati vanno invece nel “fondo per il pluralismo dell’informazione “con
il quale si finanziano 118 testate giornalistiche, la maggior parte delle quali,
come si capisce facilmente, non c’entra nulla con il servizio pubblico, sono
semplici mezzi d’informazione privati: dal Dubbio a Libero, dal Foglio alla
Gazzetta del Sud, i cui editori, impropriamente beneficiari di questa manna, banchettano
alla grande. Una semplice domanda va posta a Giorgia Meloni, che guida il
governo, e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come facciano,
senza provare un minimo di vergogna, a consentire che vengano imposti sacrifici
ai cittadini, anche a quelli meno abbienti (basta avere un reddito superiore a
8.000 euro l’anno per far scattare l’obbligo del canone, anche a chi ha
superato i 75 anni) per mantenere un carrozzone così tanto costoso e, nel
contempo, arricchire ancora di più gli editori privati, ricorrendo ad un
prelievo forzoso e con un gigantesco, amorale, squallido inganno?
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
Caro Fortunato condivido quanto affermato; circa il pagamento del canone RAI attraverso la bolletta dell’energia elettrica.Tuttavia è possibile attraverso una procedura macchinosa, impedire l’abbonamento RAI. Sulla RAI fai un’analisi corretta ma l’opinione pubblica prevalente è oltremodo tollerante o addirittura connivente. Carissimi saluti,Pietro
RispondiEliminaCaro direttore, me lo domando anch’io come puo’ uno Stato sull’orlo del fallimento mantenere un carrozzone inefficiente e clientelare del genere, una specie di Alitalia dell’informazione. Quasi mi verrebbe da dire che l’abolirei subito, questa RAI, cosi come Alitalia l’avrei data via decenni fa, se non fossi uno strenuo difensore di un servizio televisivo pubblico che garantisca il pluralismo e l'accesso ogni forma di pensiero. Oggi quasi rimpiango le tre reti degli anni ‘70 gestite dalle tre principali aree politiche del Parlamento e del Paese, anche se ci sarebbero molti altri modi di garantire la pluralita’, basta guardarsi intorno. Ma purtroppo e’ la volonta’ che non c'e', la volonta’ politica. Ed ecco che ritorniamo a puntare il dito contro i politici e la ‘classe dirigente’. Ma mi domando se veramente e’ tutto colpa loro, questo sconquasso del Paese. Colpa di gente che altro non e’ che l’immagine di un popolo che di questi governanti ha tutti gli impulsi piu’ deteriori, nello spirito e nell’anima. Ho ormai smesso di domandarmi perche’ tanti politici, amministratori, dirigenti sono cosi spregevoli, e mi chiedo invece perche’ scegliamo persone del genere a rappresentarci. Ma la smetto qui, perche’ il solo pensarci a queste cose mi angustia l’animo. E non basta a risollevarlo neanche il fatto che quei 110 milioni di prebende di cui parli non rappresentano che il 5% dell’introito del canone RAI (che poi, come lo raccolgono, mi sembra l'ultimo dei problemi).
RispondiEliminaFF